TALEBANI E DIRITTI UMANI- Quali Diritti Umani verranno violati sulle donne in Afganistan?

Alla luce dei recenti eventi avvenuti in Afganistan con la presa al potere dei talebani, il nostro studio LN ABOGADOS LAWYERS che si occupa anche della tutela dei diritti umani non poteva non introdurre l’argomento con questo articolo.
Le guerre sono da sempre scenario propizio per la violazione dei diritti umani.
In Afghanistan, soprattutto dal 1992, quando il governo di Najibullah fu rovesciato, furono violate numerose norme internazionali. E, in effetti, le donne vennero particolarmente colpite dai diversi regimi; in principio con i Mujaheddin (dal 1992 al 1996); e poi con i Talebani (dal 1996 al 2001), movimento che sta ora assumendo il comando del Paese sotto il governo ortodosso della Sharia (legge islamica o via dell’Islam).
Il degrado della figura della donna in Afghanistan genera un dibattito che trascende le controversie domestiche e pone una dicotomia verso l’esterno: Occidente/mondo islamico.
Questo, a sua volta, sembra aver unificato la posizione di denuncia di molti paesi delle barbarie internazionali e solleva il dovere morale di ripudiare ciò che può chiaramente configurarsi come un flagrante attacco alla dignità delle persone, in questo caso delle donne.
Da quando si è saputo della vittoria finale dei talebani, i 29 divieti che il nuovo regime imporrà alle donne sono stati diffusi attraverso i social network e altri forum, che verrebbero applicati a condizione che il nuovo regime mantenga le stesse restrizioni del precedente (da 1996-2001 complessivamente e dal 2001 nei territori dominati dai talebani). Questi divieti violano quasi tutti i diritti umani, rendendo ancora più facile escludere quali non siano sospesi. Tuttavia, evidenzieremo gli abusi più flagranti dei diritti delle donne.

DIRITTO ALLA VITA
Infatti, sebbene si tratti di un diritto mal definito, le limitazioni al diritto alla vita sembrano evidenti, dal momento che le donne saranno soggette a torture, trattamenti degradanti o disumani e anche condanne a morte:
– Verranno lapidate se un tribunale religioso scoprirà che hanno commesso adulterio.
– Saranno costrette a indossare il burqa (l’abbigliamento più restrittivo del mondo islamico), che coprirà le donne dalla testa ai piedi.
– Verranno frustate, picchiate e insultate se non saranno vestite secondo le regole dei talebani, così come coloro che non saranno accompagnate da un mahram (uomo che li protegge).
– Verranno frustate in pubblico se le loro caviglie non saranno coperte.
-Sarà loro vietato l’uso di cosmetici. Ad esempio, potrebbero subire l’amputazione di un dito se si dipingono le unghie.
Ciò danneggerebbe completamente l’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona- Da ciò discende che il diritto alla vita è incondizionato, inderogabile ed indisponibile.
DIRITTO AL LAVORO
Sebbene in un recente manifesto i talebani, per non generare perplessità nel contesto internazionale, abbiano affermato che consentiranno alle donne di lavorare, la verità è che le loro vere pretese potrebbero occultarsi e che se operassero come prima del 2001, verrebbe totalmente violato il diritto al lavoro delle donne. Questi sono alcuni dei divieti che possono essere applicati:
– Divieto di lavorare fuori casa. Solo alcuni medici donne e infermiere possono lavorare proprio con la funzione di prendersi cura di altre donne.
– Per svolgere qualsiasi attività fuori casa, devono essere accompagnate da un mahram (parente stretto di sesso maschile, come padre, fratello o marito).
– Non possono commerciare o avere legami commerciali con nessun altro uomo.
Pertanto, si potrebbe verificare una chiara violazione dell’art. 23 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (di seguito, DUDU): “Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta del lavoro, a condizioni di lavoro giuste e soddisfacenti e alla tutela contro la disoccupazione; Ognuno ha diritto, senza alcuna discriminazione, a parità di retribuzione a parità di lavoro”. Anche l’ Art. 4 della Costituzione italiana menziona “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Tutto questo indipendentemente dal sesso della persona.
“Sebbene in un recente manifesto i talebani abbiano affermato che consentiranno alle donne di lavorare, la verità è che le loro vere pretese possono essere nascoste”
DIRITTO ALLA NON DISCRIMINAZIONE O DIRITTO ALL’UGUALIANZA
Da quanto precede, ne consegue che le donne non avranno gli stessi diritti degli uomini in materia di lavoro e in quasi tutti gli altri ambiti immaginabili, motivo per cui il loro diritto all’uguaglianza o alla non discriminazione, contenuto nell’art. 1 della DUDU verrebbe violato: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti e, dotati come sono di ragione e di coscienza, devono comportarsi fraternamente gli uni con gli altri».
Questo principio é tutelato anche dall’art. 3 della Costituzione Italiana: «Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” .
“Tra molti altri oltraggi, le donne non potranno parlare o stringere la mano a uomini che non siano Mahram e non potranno ridere ad alta voce. Infatti, nessuno tranne il suo mahram dovrebbe sentire la voce di una donna”.
LIBERTÁ DI ESPRESSIONE E LIBERTÁ DI STAMPA
Ovviamente anche la libertà di espressione delle donne verrá palesemente violata, introducendo restrizioni barbariche: Tutti i toponimi che includono la parola «donna» verranno modificati. Ad esempio, Casa della Donna verrà ribattezzata Casa de la Primavera.
Sarà vietata anche la loro presenza alla radio, alla televisione o agli incontri pubblici, anche se è vero che uno degli addetti alla comunicazione talebani, Mawlawi Abdulhaq Hemad, ha concesso un’intervista a una presentatrice, Beheshta Arghand, è anche vero che potrebbe trattarsi di un azione rivolta a non destare troppi sospetti nell’ordine internazionale, dove sono ancora in trattativa per il riconoscimento ufficiale come autorità nel Paese Afgano.
In ogni caso, e qualora ricorra tale divieto, si violerebbe l’art. 19 DUDU: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; Tale diritto include il diritto di non essere disturbati a causa delle proprie opinioni, di indagare e ricevere informazioni e opinioni, e di diffonderle, senza limitazione di confini, con qualsiasi mezzo di espressione”.
DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
“Le scuole femminili sono diventate autentici seminari religiosi, non essendo realmente scuole finalizzate all’insegnamento”
Le donne non avranno nemmeno accesso all’istruzione, anche se ancora una volta alcuni leader talebani hanno affermato pubblicamente il contrario e ora assicurano che le donne potranno studiare. Quello che si sospetta è che si verifichi quella che è stata una dinamica giá vista negli anni precedenti: le scuole femminili diventarono autentici seminari religiosi, non proprio scuole finalizzate all’insegnamento.
Sarà loro vietato studiare nelle università o in qualsiasi istituzione finalizzata all’insegnamento. Se i sospetti dell’Occidente sul nuovo regime afghano diventeranno realtá esisterá una forte violazione dell’art. 26 DUDU: “Tutti hanno diritto all’istruzione. L’istruzione dovrebbe essere gratuita, almeno per quanto riguarda l’istruzione elementare e fondamentale. L’istruzione elementare sarà obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere generalizzata; l’accesso all’istruzione superiore sarà uguale per tutti, a seconda dei rispettivi meriti”. Anche La costituzione italiana protegge questo diritto nell’art. 34: “La scuola é aperta a tutti”.

DIRITTO DI ASSOCIAZIONE E RIUNIONE
Le donne non possono incontrarsi o associarsi o avere piena capacità giuridica di stipulare contratti o costituire associazioni, oltre a partecipare a riunioni. A loro, infatti, sarà totalmente vietata l’attività fuori casa a meno che non siano accompagnate dal mahram (parente stretto di sesso maschile, come padre, fratello o marito).
L’articolo 20 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo riconosce il diritto alla libertà di riunione e associazione pacifica. La libertà di riunione pacifica è il diritto di tutti di incontrare altri, intenzionalmente e temporaneamente, formalmente o informalmente, per uno scopo specifico, che include riunioni chiuse o private, manifestazioni, scioperi, marce, manifestazioni e proteste sociali di natura pacifica in pubblici spazi, per realizzare azioni collettive. Questo diritto include il diritto di formare o aderire a un gruppo; include anche il diritto a non essere obbligati ad aderire ad un’associazione. Dal canto suo, la nostra Costituzione prevede all’articolo 18: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”.
Di fronte all’attuale quadro di repentino deterioramento delle condizioni di sicurezza interna delle donne in Afganistan e alla violazioni dei propri diritti é necessario che l’intera comunitá internazionale si adoperi per porre fine a comportamenti e violazioni inaccettabili e al rispetto del dirittto umanitario internazionale.
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